Generazione Z: il corpo assente

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L’homo sapiens di Generazione Z (nato tra il 1997 e il 2012) ha tendenzialmente una storia di bisogni normali ma disattesi: ad esempio, aveva bisogno di accudimento e presenza ma è stato inserito troppo precocemente in strutture educative, aveva bisogno di tempo per maturare e apprendere ma è stato sollecitato a produrre performance che non era ancora in grado di dare… Le sue caratteristiche di base:

  • Disorganizzazione corporea, per aver vissuto troppo a lungo sballottato da un ambiente chiuso all’altro, in automobile, in passeggino, senza poter esplorare l’ambiente fisico con il proprio corpo. Al massimo, egli riceverà un addestramento formale in uno specifico sport dove potrà perfino eccellere sotto lo sguardo fiero di mamma, di papà o dei coetanei, ma continuerà a conoscere il proprio corpo non come fenomeno vitale emergente, ma soltanto come strumento. Continuerà poi a cancellarne ogni segno di secrezione, odore e carnalità lavandosi, depilandosi e profumandosi ossessivamente.
  • Disorganizzazione sessuale, caratterizzata da comportamenti idiosincrasici: disinteresse per il sesso, o viceversa dipendenze da pornografia, sessualità ludica e disimpegnata, o viceversa morbosità incontrollata. Difficoltà nel costruire identità di genere e orientamento sessuale per la scarsa mentalizzazione del corpo.
  • Disorganizzazione affettiva, per aver subìto distacchi troppo precoci e lunghi dalle figure di attaccamento. Non riesce a fidarsi davvero dell’adulto, non riesce a costruire un rapporto significativo con esso al di fuori della famiglia e spesso anche all’interno di essa. Vive una incolmabile ansia per la separazione, da piccolo piange a lungo al distacco entrando a scuola o rifiuta di entrare, cerca disperatamente il contatto con l’adulto al momento del dormire. Oppure abbandona la speranza dell’attaccamento e vive in una dimensione di superficie e di evitamento del legame, diventando un iperattivo “amico di tutti” e dunque in fin dei conti di nessuno.
  • Disorganizzazione attentiva, per carenza di tutte quelle esperienze stratificate che portano a maturazione i circuiti neurali preposti all’attenzione (scambi affettivi con la madre, scambi verbali, ostensione e presentazione degli oggetti da parte dell’adulto, relazioni significative e orientate da una figura-guida, esperienze motorie spontanee, gioco libero… E tanto altro). Essi sono quasi sempre squilibrati nel focus dell’attenzione: completamente assorbiti da sé stessi e da stimoli interocettivi e egosintonici, o viceversa iper-vigili verso l’ambiente in modo non selettivo (con conseguente alta distraibilità). 
  • Disorganizzazione delle autonomie, per aver vissuto una miscela sbilanciata di iperprotezione e spinte anticipate al far da sé, miscela spesso ritagliata esclusivamente sui bisogni concreti e affettivi del genitore.
  • Disorganizzazione del rapporto emotivo e cognitivo con sé stessi. Questi individui letteralmente “non sanno chi sono”. Le precedenti forme di disorganizzazione, sommate insieme, generano un soggetto incapace di “esserci”. Il suo corpo è rimasto due volte svuotato, dapprima del contatto pelle a pelle prolungato e rassicurante, in seguito della sana esperienza spontanea dell’esplorazione motoria. Ne risultano appetiti variamente insaziabili in uno o in entrambi i campi. Abitano corpi vuoti e sconosciuti, questi giovani dell’horror vacui, continuamente affamati di stimoli esterni che non sanno interiorizzare né far durare. Il disconoscimento del corpo, affettivo cognitivo e percettivo, porta spesso a fenomeni crescenti dello spettro ansioso e ipocondriaco, nonché a fenomeni di autolesionismo utilizzato come strumento di (tentata) regolazione emotiva.

Quest’opera di Franco Nanni è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.