Estraggo da un lancio di agenzia di alcuni giorni fa, ripreso poi con toni compiaciuti da varie altre fonti:
«653 bambini di età compresa tra 3 anni e mezzo e 4 anni e mezzo, ai quali sono stati sottoposti una serie di quesiti. I bambini che hanno frequentato l’asilo nido hanno risposto in maniera appropriata a circa il 47% dei quesiti proposti a fronte del 41,6% di quelli che hanno frequentato servizi integrativi, che sono andati in anticipo alla scuola dell’infanzia o che sono rimasti a casa e non hanno quindi usufruito di alcun servizio. Per quanto riguarda l’ambito matematico i bambini tra i tre anni e mezzo e i quattro anni e mezzo in condizioni di svantaggio socio-economico che non hanno riconosciuto alcun numero sono stati il 44% tra coloro che sono andati al nido, percentuale che arriva al 50% per i bambini che non lo hanno frequentato. Se più del 14% dei bambini che hanno frequentato il nido riconosce tra 6 e 10 numeri, la percentuale scende al 9,6% per chi non ci è andato. Inoltre i bambini in svantaggio socio-economico che hanno frequentato il nido riconoscono più lettere rispetto agli altri.»
A questo link l’agenzia completa.
Questa, stringatamente, è la notizia. Leggendola sembrerebbe che come società noi ci interessiamo al fatto che un bambino sui 4 anni abbia delle “competenze” ovvero che sappia rispondere a delle domande in forma di quiz, che sappia riconoscere numeri o lettere, e tutto ciò molto prima che gli servano per leggere o scrivere o pensare. Non ce ne frega niente che quel bambino abbia o non abbia stretto dei legami saldi con le figure di riferimento, che si sia sentito amato e fiducioso o viceversa sfiduciato, diffidente e un po’ perfido, Non ce ne frega niente che abbia sperimentato primariamente nella sua vita amore o critica, rimprovero o guida, che sia in grado di amare e di essere amato o viceversa di criticare, odiare ricevendo in cambio gli stessi sentimenti.
Decenni di ricerche sull’attaccamento ci hanno insegnato (inutilmente, pare) che il modo in cui un bambino cresce crea una stratificazione di tipo sia emozionale che cognitivo, basata sulla rappresentazione di sé come oggetto d’amore, e questo interagisce non solo con la capacità di stare in relazione con gli altri in modo solidale o viceversa competitivo, ma anche con il benessere individuale, cioè con l’essere più o meno esposti a rischi di depressione, ansia e panico, nonché scarsa autostima.
Le medesime ricerche documentano tutti i rischi di un distacco precoce dalla figura di attaccamento per essere inseriti in strutture educative collettive, magari a quattro, sei mesi. Leggendo questa ricerca invece noi deduciamo che l’unica cosa che ci interessa di questo bambino è che sia un abile robottino che posso prendere agevolmente il posto del Sapientino come giocattolo per insegnanti, genitori e pubblico pagante.