Si spengono le videocamere

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Si spengono le videocamere sull’anno scolastico più anomalo (io credo) dal dopoguerra. Si spengono le videocamere su un panorama sconcertante di disuguaglianze di ogni genere:

scuole che con grande sforzo hanno implementato mezzi rilevanti per far fronte alle emergenze e scuole che hanno fatto poco o addirittura nulla. Docenti che hanno lavorato come e più di prima con mezzi informatici per assicurare una continuità relazionale, umana e didattica. All’estremo opposto docenti che dall’inizio del blocco non hanno più lavorato una sola ora pur continuando a prendere lo stipendio. Tutti sono chiamati adesso a dare un voto ai loro alunni. Che valore potranno dare gli alunni a quel voto? 

Anche tra gli alunni le disuguaglianze sono laceranti: si passa dagli iperconnessi e dotati di tutti i mezzi cognitivi, motivazionali e informatici per apprendere a distanza a coloro che non hanno potuto fruire affatto della didattica a distanza. Si spengono le videocamere su questo vuoto di socialità che qualche sindaco ha voluto celebrare con un rito mediaticamente geniale ma in definitiva tristemente inadeguato a lenire il vulnus che l’emergenza ha creato. 

Comunque abbiano trascorso la fase dell’ emergenza, tutti gli studenti affrontano con una manciata piena di mosche morte e di incertezze l’apertura del nuovo anno scolastico. Chi avrebbe avuto il compito di predisporre le condizioni accettabili ha invece perso tempo baloccandosi di fantasie, belle parole e inerzia in proporzioni variabili, qualcuno spingendosi fino a venderci l’ossimoro della “vicinanza emotiva on-line”. Ora tutti questi studenti si preparano a ricevere dalla scuola la loro bella valutazione numerica, agnello sacrificale al totem della meritocrazia. Se mai in precedenza ci fossero stati dubbi, ora questa generazione di studenti avrà una idea molto precisa di cosa si intenda col termine “meritocrazia”: abuso, presa in giro, truffa ai danni dei più deboli.

L’immagine delle videocamere spente ci lascia un ulteriore ricordo: quello degli alunni che hanno partecipato alla didattica tenendo spento l’occhio elettronico su di sé. Imbarazzo, percezione dello sguardo dell’altro come giudicante e persecutorio, oppure vergogna per le condizioni del proprio ambiente di vita. Da questa emergenza molti alunni hanno imparato che il mezzo elettronico consente in modo semplice di difendersi dallo sguardo implacabile del giudizio altrui: cliccare sul tasto Cam e mantenerla spenta. Ora tanti di loro prima o poi passeranno almeno una giornata su una spiaggia, affrontando con probabili incertezze la “prova costume”. Come faranno i coscritti della videocamera spenta a stare su una spiaggia non potendola più spegnere, esponendo i propri corpi (specialmente se vissuti con imbarazzo e vergogna) allo sguardo generalizzato e indiscriminato di tutti i presenti?