Numerose ricerche degli ultimi due decenni hanno dimostrato che pressoché tutte le persone hanno sperimentato almeno alcune volte nell’arco di vita dei momenti di ansia anche forte e ciò nonostante non motivata da una situazione concreta ambientale. Ciò nonostante solo in una parte della popolazione questi momenti di ansia improvvisa e acuta si tramutano in veri e propri attacchi di panico che scatenano sintomi fisici allarmanti come tachicardia estrema, fame d’aria, intorpidimenti e altri cambiamenti nella percezione del corpo. Di norma il primo di questi attacchi porta a recarsi al pronto soccorso nella convinzione di aver avuto un attacco organico cardiaco o di altra natura, e che si conclude quasi sempre con una dimissione immediata dopo eventuale somministrazione di un ansiolitico. Per alcune persone questo può rimanere un episodio isolato ma in molti casi si verificano altri episodi fino a sviluppare un vero e proprio Disturbo da attacchi di panico.
Contrariamente a quanto si pensa il nucleo che più nuoce alla qualità della vita personale non è tanto il singolo attacco che, sia pure estremamente penoso, ha una durata decisamente limitata, ma la paura pervasiva di nuovi attacchi, che può coprire l’intero tempo diurno e notturno, spingendo la persona a ridurre progressivamente delle proprie attività vitali e lavorative fino a non uscire di casa o a uscire esclusivamente per il lavoro o poco altro.
Anche per gli attacchi di panico ci troviamo ancora in presenza di una scientificamente ingiustificabile frequente prescrizione di benzodiazepine mentre è ormai attestato da studi pluridecennali che l’approccio cognitivo-comportamentale di ultima generazione è in grado di ricondurre la persona a una piena riconquista della sua qualità di vita.