Svegli di notte: paura?

Tempo di lettura: 3 Minuti

«A volte, se non dormo, o mi sveglio durante la notte, mi preoccupo. Allora prendo lo smartphone e mi distraggo un po’».

Quello di non dormire, di dover trascorrere la notte o parte di essa da svegli è un timore piuttosto diffuso, sia tra i teenager che tra gli adulti, e altrettanto diffuso è il ricorso al telefono per passare il tempo e, magari, sperare di riassopirsi.

Chi non l’ha mai vissuta tende a pensare, erroneamente, che questa paura sia irragionevole. In verità essa ha invece qualche ragione di esistere, che ora proverò a sintetizzare. Dunque la paura di non dormire ha un senso, ma conoscendola possiamo certamente ridurne l’impatto.

Cominciamo da lontano: tu, lettore, fermati qualche istante, e fai mente locale. Dove sei, chi e che cosa ti circonda, cosa stavi facendo prima e cosa farai tra poco. Poi allarga la visuale alla persona che sei, fisicamente, mentalmente, la tua storia, i tuoi affetti, ricordi e desideri… fatto? È stato  facile o difficile? Hai mai pensato quante operazioni e quante informazioni la tua mente deve organizzare per creare l’effetto di “realtà”, comprendente il mondo circostante, e la tua persona? Quello che chiamiamo “realtà” è in verità il prodotto di un lavorìo costante della mente per catalogare, interpretare, connettere e organizzare accozzaglie di “fatti” in  qualcosa di coerente. 

Si tratta di un processo naturale e spontaneo, quasi non ci si accorge che accada, tuttavia è necessario, e, talvolta, se qualcosa va storto, compaiono distorsioni e aberrazioni come vediamo nei malati di Alzheimer nel progredire della patologia. Una parte di questo lavoro avviene di continuo, istante dopo istante, ma sembra accertato che durante il sonno in fase R.E.M. (quella in cui si sogna) il cervello compia importanti operazioni di riorganizzazione delle esperienze e degli apprendimenti precedenti. Ora immagina di dover riorganizzare qualcosa come… una grossa cassettiera piena di indumenti, oppure il cambio stagionale degli armadi. Come appaiono le cose durante queste operazioni? Probabilmente confuse, appoggiate qua e là, insomma: disorganizzate. Quando ti svegli di notte, può capitare che lo scenario interno alla tua mente sia analogo: i fatti, le esperienze, tutto ciò che fa di te la persona che sei… tutto questo è sparso nella mente e disorganizzato. In più è buio, gli altri dormono e non si relazionano a te, la città è silenziosa, insomma tutto concorre a spaventare, inquietare, perfino a causare angoscia. Ed ecco il disperato desiderio di dormire per non dover sopportare da soli una mente disorganizzata. Alcune persone tollerano bene la cosa, e non ci fanno tanto caso, ma altre, con tendenza all’ansia, o in fasi di vita con vulnerabilità, o stati depressivi… si angustiano molto. Questa angustia è già di per sé causa possibile di insonnia.

Ricorrere allo smartphone per ritrovare un senso rassicurante di “realtà” è davvero una buona pratica? Tre recenti ricerche, che coprono una vasta fascia di età dai 13 anni a tutta l’età adulta, dicono di no! Da un lato confermano che vi è correlazione tra maggior uso di smartphone, specie di notte, e sintomi di ansia e depressione. Dall’altro confermano anche che tale maggior uso è correlato con disturbi del sonno, ma che tuttavia è lo stesso abuso di smartphone a provocare ulteriori i disturbi del sonno. La luce a tono blu degli schermi riduce infatti la secrezione di melatonina e disturba i ritmi e la qualità del sonno.

Che fare allora? Vediamo alcuni punti chiave per “sopravvivere” alla notte.

  • Date fiducia alla vostra mente. Permettetevi di assistere con un minimo di distacco e magari di curiosità ai lavori in corso che possono presentarsi di notte dopo un risveglio inatteso. Abbiate fiducia, domani tutto tornerà a posto e in ordine, anche se ora fatti, percezioni ed esperienze sono tutto sottosopra. Provate a considerare normale che i contenuti mentali o le esperienze del momento, come un rumore o un’ombra, appaiano temporaneamente più inquietanti di quanto non siano di giorno.
  • Resistete alla tentazione di afferrare lo smartphone. Restate al buio, ascoltate i suoni intorno a voi, specie quelli “amici”. Ponete attenzione al vostro corpo, al vostro respiro. Provate proprio a concentrare l’attenzione sul respiro, sull’andare e venire dell’aria nei vostri polmoni. Se lo farete abbastanza a lungo, il sonno tornerà.
  • Se già non lo siete, è il momento di diventare più esperti nelle pratiche essenziali della Mindfulness, che potrete utilizzare anche nelle ore notturne per diventare dei “buoni navigatori della notte”.

by-nc-saQuest’opera di Franco Nanni è stata rilasciata con licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Italia.